LA REGIONE VENETO VUOLE FINANZIARE CON DECINE DI MILIONI DI EURO ALL'ANNO I MEDICI DI BASE E I PEDIATRI DI LIBERA SCELTA PER REALIZZARE UN “NUOVO MODELLO” DI ASSISTENZA PRIMARIA
Il 6 febbraio scorso è stato illustrato sulla stampa (Sole 24 Ore NordEst - articolo riportato a fondo pagina) il “Nuovo Modello” di medicina convenzionata (leggi assistenza primaria) predisposto dalla Regione Veneto per i medici di base, i pediatri di libera scelta e gli specialisti ambulatoriali.
Il progetto, in sintesi, consiste nell'incentivare sempre più le aggregazioni dei medici convenzionati nella Medicina di gruppo (minimo 3 medici) e nelle UTAP (da 5 a 10 medici) sul territorio al fine di realizzare una Medicina in rete o Nuova rete diffusa, ossia un coordinamento esterno, a livello regionale, per la medicina convenzionata anche attraverso un collegamento informatico che preveda la condivisione di cartelle cliniche e percorsi diagnostici comuni. La Rete, dunque, dovrà essere organizzata a livello distrettuale e, ai fini gestionali, sarà “ripartita in più ambiti territoriali idonei per caratteristiche geografiche e modalità organizzative degli studi, definiti dal Comitato aziendale”.
Il budget complessivo messo a disposizione dalla Regione Veneto per la realizzazione di questo nuovo modello di medicina convenzionata sarebbe di 20 milioni di euro per l'anno 2008 di cui 8 destinati alle UTAP e 12 (derivanti da non meglio precisate risorse contrattuali) alla Rete diffusa.
I conti, però, non tornano poiché nello stesso articolo viene precisato - senza considerare i costi per la realizzazione delle strutture, quelli organizzativi e gestionali - che i medici coinvolti beneficeranno ogni anno per assistito di un aumento di 10 euro per la medicina di gruppo, di 11,50 euro per l'aggregazione in UTAP e di 7 euro per la medicina in rete.
Se si considera che gli assistiti nel Veneto sono circa 4.500.000 è evidente che le cifre sopra riportate appaiono non essere corrispondenti al vero. Il finanziamento a regime del progetto sarà molto più elevato, diverse decine di milioni di euro all'anno, senza considerare i costi aggiuntivi sopra citati che la sua realizzazione inevitabilmente comporterà.
Questo progetto dai costi elevati dovrebbe almeno prevedere di iniziare a risolvere le più importanti disfunzioni presenti nella medicina di base territoriale, mentre invece così non è.
Un esempio per tutti di criticità non affrontata: la prioritarizzazione delle liste d'attesa, finalizzata alla riduzione dei tempi per le prime visite specialistiche, comporta un notevole e dispendioso impegno organizzativo e gestionale da parte delle Aziende Sanitarie che potrebbe dare nel tempo dei buoni risultati se vi fosse una adeguata e rigorosa collaborazione di tutti gli attori professionali. Tale obbiettivo è però quotidianamente vanificato da una frequente carenza di motivazione clinica sulla richiesta e da una non sempre accurata selezione dei pazienti da parte dei medici di base e dei pediatri di libera scelta. Tutto ciò accentua le difficoltà organizzative ed accresce le liste di attesa e la conseguente colpevolizzazione dei soli medici dipendenti.
La Regione Veneto non ha coinvolto i medici ospedalieri nella ideazione-elaborazione di questo nuovo progetto di assistenza primaria che, inevitabilmente, comporterà significative ripercussioni nell'organizzazione del lavoro negli ospedali e nelle strutture poliambulatoriali aziendali dislocate nel territorio dove i medici dipendenti sono sempre più presenti.
La Regione Veneto insiste molto sulla necessità di creare le condizioni di alta integrazione tra l'Ospedale ed il Territorio e poi, nei fatti, è la prima a dimenticarsene nei momenti programmatori che riguardano il Territorio ma che determinano importanti ricadute sulla attività ospedaliera.
Il Sole 24 Ore Nordest – 6 febbraio 2008
Sanità. Budget da 20 milioni tra Utap e collegamento informatico per 6mila camici bianchi - Il via a marzo
I medici del Veneto entrano in rete
Silvia Sperandio
SCHEDE CLINICHE CONDIVISE |
6 mila Camici bianchi
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20 milioni di euro Il budget della Regione Veneto per i nuovi modelli di cure primarie. |
Medicina di gruppo |
Utap (unità territoriale per l'assistenza primaria) |
Nuova rete |
VENEZIA
Venti milioni di euro. È il budget complessivo a disposizione, nel 2008, dei nuovi modelli di medicina convenzionata in Veneto.
Dalle Utap, o "unità territoriali di assistenza primaria", già attive in alcune Ulss, alla futura "Rete" regionale che punta a coinvolgere quasi 6mila camici bianchi tra medici di famiglia (3.500), dottori di continuità assistenziale-ex guardia medica (800), pediatri di libera scelta (500) e specialisti ambulatoriali (1.000).
«Il progetto di Rete rappresenta un completamento del percorso necessario alla "presa in carico" del paziente - precisa Renato Rubin, dirigente del Servizio regionale veneto di Medicina convenzionata - già avviato con le Utap».
Si tratta di unità che puntano a fornire cure 12 ore su 24, raggruppando in un'unica sede gli ambulatori per le visite primarie e la specialistica, infermieri, assistenti sociali, esami e referti di laboratorio, attività di prenotazioni e call center. Ad oggi oltre 200 medici hanno scelto di aggregarsi in "unità per l'assistenza primaria" (in genere il numero varia da 5 a 10 per ogni Utap). Ed ora - con un investimento complessivo di 8 milioni - Palazzo Balbi punta ad arrivare a creare 42 Utap, due per ogni azienda sanitaria. E al tempo stesso guarda a una nuova Rete.
«Pur essendo un modello evoluto, la Utap ha dei limiti territoriali - spiega infatti Rubin ad esempio, per essere attivata deve avere una sede unica, in una zona facilmente raggiungibile dai pazienti, quindi ben collegata e accessibile. Si tratta, insomma, di un modello adatto soprattutto a realtà urbane, ma meno praticabile in aree più isolate o montuose». Senza contare che, nonostante il successo crescente delle forme associative tra i camici bianchi in Veneto, non tutti i medici scelgono di aggregarsi. Da qui, la scelta di attivare anche una Rete diffusa, ossia un coordinamento esterno, a livello regionale, per la medicina convenzionata. « La Rete - dichiara Rubin - richiede un progetto di ampio respiro per il collegamento informatico e punta, innanzitutto, a offrire una disponibilità complessiva di cure primarie nell'arco delle 12 ore, tenendo conto di una copertura della continuità assistenziale per le restanti 12 ore».
La Rete, dunque, sarà organizzata a livello distrettuale e, per fini gestionali, sarà «ripartita in più ambiti territoriali idonei per caratteristiche geografiche e modalità organizzative degli studi, definiti dal Comitato aziendale». Non solo, ogni medico - per quanto riguarda le prestazioni non differibili - si assume «l'impegno a svolgere la propria attività anche nei confronti degli assistiti degli altri colleghi».
Condivisione delle cartelle cliniche e prescrizioni su ricetta informatizzata sono altri due punti fondamentali del progetto, che conta su un investimento complessivo di 12 milioni, derivante dalle risorse contrattuali: si va dai 10 euro ad assistito per la medicina di gruppo, a 11,50 euro ad assistito per l'aggregazione in Utap, a 7 euro ad assistito per la medicina in rete.
A marzo la prima sperimentazione della rete, che coinvolgerà due Ussl.